Quando l’ombra della finestra si disegnò sulla tenda erano fra le sette e le otto e, ascoltando l’orologio, riebbi coscienza del tempo. Era l’orologio del nonno e il babbo, dandolo a me, mi aveva detto: Quentin, ti do il sepolcro di tutti i desideri e speranze; sventuratamente è molto probabile che te ne servirai per ricavarne il reductio absurdum di ogni umana esperienza, da cui i tuoi personali bisogni non resteranno più soddisfatti di quanto lo furono i suoi, o quelli di suo padre. Non te lo do perché ti ricordi del tempo, ma affinché tu possa dimenticartene per un momento di tanto in tanto, evitando di dedicare ogni tuo sforzo per conquistarlo. Poiché, egli disse, nessuna battaglia venne mai vinta. Nessuna battaglia venne neppure mai combattuta. La lotta rivela all’uomo soltanto la propria follia disperata e la vittoria è un’illusione dei pazzi e dei filosofi.
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