venerdì 30 dicembre 2016

Da “Rumore Bianco” di Don DeLillo

(Murray) - Io credo, Jack, che al mondo ci siano due tipi di persone. Chi assassina e chi muore. Nella stragrande maggioranza apparteniamo al secondo dei due. Non abbiamo la disposizione, la furia o quel
che sia, che occorre per essere assassini. Lasciamo che la morte arrivi. Ci mettiamo lì e moriamo. Ma pensa cosa si prova a essere un assassino. Pensa quant'è eccitante, in teoria, ammazzare un altro in un confronto diretto. Se muore l'altro, non puoi morire tu. Ucciderlo significa guadagnare credito vitale. Più gente si uccide, più credito si accumula. È la spiegazione di qualsiasi massacro, guerra, esecuzione.

(Jack) - Stai dicendo che l'uomo, nella storia, ha sempre cercato di guarire dalla morte uccidendo gli altri?

(Murray) - È evidente.

(Jack) - E la definisci una cosa eccitante?
(Murray) - Sto parlando in teoria. In teoria la violenza è una forma di rinascita. Colui che muore soccombe passivamente. L'assassino continua a vivere. Che equazione meravigliosa. Più una banda di predoni ammassa cadaveri, più ammassa forza. Forza che si accumula come un favore degli dèi.
(Jack) - Ma tutto questo che cosa c'entra con me?

(Murray) - È teoria. Siamo un paio di accademici che stanno facendo una passeggiata. Ma immagina lo shock viscerale di vedere l'avversario insanguinato nella polvere.

(Jack) - Pensi che ciò aumenti la riserva di credito dell'altro, come una transazione bancaria?

(Murray)- Il nulla ti sta fissando in faccia. Oblio totale ed eterno. Cesserai di essere. "Di essere", Jack. Chi muore lo accetta e muore. L'assassino, in teoria, tenta di sconfiggere la propria morte ammazzando gli altri. Compera tempo, compera vita. Guarda gli altri contorcersi. Vede il sangue scorrere nella polvere.

Lo guardai, sbalordito. Tirava beato la sua pipa, producendo rumori sordi.

(Murray) - È un modo per tenere sotto controllo la morte. Un modo per conquistare il sopravvento definitivo Essere per una volta l'assassino. E lasciare a un altro la parte di quello che muore. Lasciarsi,
teoricamente, sostituire da lui in quel ruolo. Se muore lui, non puoi essere tu. Lui muore, tu vivi. Non
vedi com'è meravigliosamente semplice?

(Jack) - Vuoi dire che è quello che si fa da secoli?

(Murray) - E si continua a farlo. Lo si fa su piccola scala privata, lo si fa per gruppi, folle e masse. Si ammazza
per vivere.

(Jack) - Mi sembra una cosa terribile.

Parve scrollare le spalle.

(Murray) - Il massacro non avviene mai a caso. Più gente si ammazza, più potere si ottiene sulla propria morte. Negli assassinii più selvaggi e indiscriminati agisce una forma di segreta precisione. Parlarne non significa fare pubbliche relazioni per l'assassinio. Siamo due accademici in un ambiente intellettuale. È nostro dovere esaminare correnti di pensiero, indagare il significato del comportamento umano. Ma pensa quant'è eccitante riuscire vincitore in una lotta mortale, guardare quel bastardo dell'avversario che spande sangue.

(Jack) - In altre parole mi stai dicendo di tramare un assassinio. Ma ogni trama è in realtà un assassinio. Tramare significa morire, che lo si sappia o no.

(Murray) - Tramare significa vivere - Ribatté.

Lo guardai. Esaminai il suo volto, le sue mani.

(Murray) - Cominciamo la vita nel caos, nel balbettio. Poi, a mano a mano che ci eleviamo nel mondo, cerchiamo di elaborare una forma, un progetto. Tutto ciò ha una sua dignità. Tutta la vita è una trama, un piano, un diagramma. Un piano fallito, ma questo non c'entra. Tramare significa affermare la vita, cercarne una forma e il controllo. Anche dopo la morte - anzi, soprattutto dopo la morte - la ricerca continua. I riti funebri sono un tentativo di completare lo schema, in termini rituali. Immaginati un funerale di stato, Jack. È tutto precisione, dettaglio, ordine, disegno. La nazione trattiene il fiato. Gli sforzi di un governo immenso e potente in azione su una cerimonia che elimina l'ultima traccia di disordine. Se tutto va bene, se essa viene portata a compimento, si osserva una legge naturale della perfezione. La nazione è liberata dall'ansia, la vita del defunto è redenta, la vita stessa è rafforzata, riaffermata.

(Jack) - Ne sei sicuro? - chiesi.

(Murray) - Tramare, mirare a qualcosa, dare forma a tempo e spazio. E così che facciamo progredire l'arte della coscienza umana.

Tornammo verso il campus compiendo un ampio arco. Vie immerse in un'ombra profonda e silenziosa, sacchi della spazzatura messi fuori per essere ritirati. Superammo il sovrappasso del tramonto, facendo una breve sosta per guardare le macchine schizzare via velocissime. Raggi del sole che rimbalzavano da vetri e cromature.

(Murray) - Tu sei un assassino o uno che muore, Jack?

(Jack) - La risposta la sai già. È tutta la vita che muoio.

(Murray) - Che cosa potresti fare allora?

(Jack) - Che cosa può fare chiunque sia destinato a morire? Non è implicito nel gioco, che non possa
passare dall'altra parte?

(Murray) - Pensiamoci. Esaminiamo la natura, per così dire, della belva. L'animale maschio. Non c'è un fondo, una pozza, un serbatoio di potenziale violenza nella psiche del maschio?

(Jack) - In teoria suppongo di sì.

(Murray) - Ma noi stiamo parlando "proprio" di teoria. È "esattamente" ciò di cui stiamo parlando. Due amici in una via alberata. Che cos'altro, se non teoria? Non c'è un campo in profondità, una sorta di deposito di petrolio grezzo, cui si possa attingere quando l'occasione lo consente? Un grande lago oscuro di furia maschia.

(Jack) - È quello che dice Babette. Furia omicida. Mi sembri lei.

(Murray) - Donna straordinaria. Ha ragione o torto?

(Jack) - In teoria? Ha probabilmente ragione.

(Murray) - Non esiste forse una zona limacciosa che preferiresti non conoscere? Residuo di un periodo preistorico, allorché sulla terra erravano i dinosauri e gli uomini combattevano con armi di pietra? Quando uccidere significava vivere?

(Jack) - Babette parla di biologia maschile. Si tratta di biologia o di geologia?

(Murray) - Importa qualcosa, Jack? A noi occorre soltanto sapere se è lì, celato nell'animo più prudente e modesto.

(Jack) - Credo di sì. Può essere. Dipende.

- (Murray) C'è o non c'è?

- C'è, Murray. E allora?

(Murray) - Voglio soltanto sentirtelo dire. Nient'altro. Desidero soltanto cavare fuori delle verità che possiedi già, delle verità che a un certo livello di base hai sempre conosciuto.

(Jack) - Vuoi dire che il destinato a morire può convertirsi in assassino?

(Murray) - Sono soltanto un visiting professor. Teorizzo, faccio passeggiate, ammiro alberi e case. Ho i miei studenti, la mia camera in affitto, il mio apparecchio T.V. Prendo una parola qui, un'immagine là. Ammiro i prati, le verande. Che cosa meravigliosa è una veranda. Come ho fatto a passare tutta una vita, fino ad adesso, senza una veranda dove sedermi? Io speculo, rifletto, prendo continuamente appunti. Sono qui per pensare, per vedere. Consentimi di avvertirti, Jack. Io non mollo.



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