mercoledì 31 dicembre 2025

 David Foster Wallace



Da “Infinite Jest”

 

Quando usi la sostanza..

 

 

Ancora una volta, Identificarsi significa provare empatia. Identificarsi, a meno che tu non abbia un motivo particolare per Fare Confronti, non è una cosa difficile da fare, qui. Perché se ti siedi in prima fila e ascolti attentamente, le storie di declino, caduta e rinuncia degli oratori sono praticamente tutte uguali, e uguali alla tua: il divertimento quando usi la Sostanza, poi molto gradualmente meno divertimento, poi notevolmente meno divertimento perché ti vengono come dei black-out e all'improvviso ti trovi a guidare su un'autostrada a 145 km all'ora insieme a gente che non conosci, notti in cui ti risvegli in un letto che non ti è familiare accanto a qualcuno che non assomiglia a nessuna specie conosciuta di mammifero, black-out di tre giorni che quando ne esci devi comprare un giornale per sapere in quale città ti trovi; sì, gradualmente provi sempre meno vero divertimento e un po' di bisogno fisico per la Sostanza, ora, invece del piacere volontario di prima; poi a un certo punto improvvisamente molto poco piacere, e un bisogno terribile, tutti i giorni, e ti tremano le mani, poi il terrore, l'ansia, le fobie irrazionali, i ricordi indistinti del piacere come un lontano canto di sirena, problemi con autorità varie, mal di testa che ti fanno cadere in ginocchio, attacchi leggeri, e la litania di quelle che gli Aa (ndr Alcolisti Autonomi) di Boston chiamano Perdite -

«Poi arriva il giorno in cui ho perso il mio lavoro per il bere».

 «Ho perso il mio dannato lavoro», dice. «Voglio dire che sapevo ancora dov'era. Solo che un giorno sono andato là come sempre e c'era qualcun altro al mio posto» e questo provoca un'altra risata.

- poi ancora Perdite, e la Sostanza sembra essere la sola consolazione contro la pena delle Perdite sempre più numerose, e naturalmente sei in fase di Rifiuto e non ammetti che proprio la Sostanza che ti aiuta a consolarti dalle Sconfitte ne sia invece la causa -

«L'alcol distrugge lentamente ma completamente è quello che mi disse uno la prima sera che Venni, su a Concord, e quel tipo alla fine è diventato il mio sponsor».

- poi le crisi molto meno leggere, il Dt durante i tentativi di smettere troppo velocemente, i primi incontri con insetti e roditori soggettivi, poi un'altra crapula e altri insetti; poi forse la terribile scoperta di aver passato qualche limite, e i pugni-al-cielo, e i voti del tipo Giuro-su-Dio di mettermi d'impegno e di rimediare a questa storia, smettere per sempre, poi forse qualche giorno di successo iniziale che hai passato con le mani strette a pugno, poi uno scivolone, poi ancora promesse, gli occhi sull'orologio, autodisciplina barocca, altri scivoloni nel sollievo dato dalla Sostanza dopo quasi due giorni di astinenza, terribili postumi di sbornia, sensi di colpa schiaccianti e disgusto per se stessi, superstrutture di ulteriori autodiscipline (per es.: non prima delle 0900h, mai nelle sere in cui lavori, solo con la luna crescente, solo insieme a svedesi) che falliscono regolarmente -

«Quando ero ubriaco volevo essere sobrio e quando ero sobrio volevo ubriacarmi», dice John L. «Ho vissuto in quel modo per anni, e vi dico che non è vivere, non è altro che una fottuta morte-in-vita».

- poi un dolore psichico incredibile, una specie di peritonite dell'anima, un'agonia psichica, la paura della pazzia che incombe (perché non riesco a smettere se voglio così tanto smettere, a meno che non sia pazzo?), apparizioni nei reparti di disintossicazione e riabilitazione degli ospedali, litigi domestici, crolli finanziari, eventuali Perdite familiari -

«Poi ho perso mia moglie per il bere. Voglio dire che sapevo ancora dov'era. Solo che un giorno andai a casa e c'era qualcun altro al mio posto», e questa battuta non fa ridere tanto, solo un mucchio di assensi addolorati: è sempre così, con le Perdite familiari.

- poi gli ultimatum vocazionali, l'impossibilità di trovare un lavoro, la rovina finanziaria, la pancreatite, i sensi di colpa opprimenti, vomitare sangue, la nevralgia cirrotica, l'incontinenza, la neuropatia, la nefrite, le depressioni più nere, il dolore bruciante, e la Sostanza che ti permette di vivere dei momenti di sollievo sempre più brevi; poi alla fine non trovi più sollievo da nessuna parte; alla fine è impossibile farsi così tanto da riuscire a capire come ti senti, a stare così; e ora odi la Sostanza, la odi, ma nonostante tutto non riesci a smettere di farti, della Sostanza, scopri che vuoi smettere più di ogni altra cosa al mondo e non provi più nessun piacere a farlo e non puoi credere che ti sia mai piaciuto farlo eppure non ti puoi fermare lo stesso, è proprio come se ti stessi bevendo il cervello, come se ci fossero due te; e quando venderesti la mamma per smettere e ti accorgi che nonostante tutto non puoi smettere, allora l'ultimo velo della maschera allegra e festosa cala dal volto della tua amica di un tempo, la Sostanza, ora è mezzanotte e cadono tutte le maschere, e a un tratto vedi la Sostanza come veramente è, per la prima volta vedi il Disagio come realmente è, come è stato per tutto questo tempo, guardi nello specchio a mezzanotte e vedi cosa è che ti possiede, che è diventato te -

«È come essere dei morti viventi, vi giuro che non sembra neanche di essere vivi, alla fine non ero né morto né vivo, e vi giuro che l'idea di morire non era niente in confronto all'idea di vivere in quel modo per altri cinque o dieci anni e solo poi morire», le teste degli ascoltatori annuiscono nelle file come un campo spazzato dal vento; cazzo, sono proprio bravi a Identificarsi.

- poi hai dei grossi problemi, degli enormi problemi, e lo sai, alla fine, che hai degli enormi problemi, perché la Sostanza che credevi fosse la tua sola vera amica, per la quale hai rinunciato a tutto senza pensarci, che per così tanto tempo ti ha dato sollievo dal dolore delle Perdite causate dal tuo amore per quel sollievo, tua madre e la tua amante e il tuo dio e il tuo compadre, alla fine si è tolta la maschera sorridente per rivelare gli occhi senza pupilla e la mascella vorace, e i canini lunghi fino a qui, è la Faccia sul Pavimento, la faccia bianca sogghignante dei tuoi incubi peggiori, e quella faccia è la tua faccia nello specchio, sei tu, la Sostanza ti ha divorato o ti ha sostituito ed è diventata te, e la maglietta piena di vomito, bava e Sostanza che tutti e due avete indossato per settimane ora viene lacerata e tu te ne stai lì a guardare e nel tuo petto bianco dove dovrebbe battere il cuore (che tu hai dato a Lei), nel centro del tuo petto nudo e negli occhi senza pupilla c'è un buco oscuro, altri denti, e una mano con gli artigli che culla qualcosa di irresistibile, e ora capisci che sei fregato, inculato a sangue, spogliato e fottuto e buttato da una parte come una bambola di pezza, condannato a rimanere per sempre nella posizione in cui atterrerai. Ora vedi che Lei è il tuo nemico e il tuo incubo personale peggiore e il problema nel quale Lei ti ha infilato è innegabile, eppure non ti puoi fermare. Ora farsi della Sostanza è come partecipare a una Messa Nera ma comunque non ti puoi fermare, anche se la Sostanza non riesce più a farti star bene. Sei, come si dice, Finito. Non riesci a ubriacarti e non riesci a stare sobrio; non riesci a farti e non riesci a non farti. Sei dietro le sbarre; sei in una gabbia e in ogni direzione vedi solo sbarre. Sei in quella specie di inferno che può stroncare la tua vita o cambiarla completamente. Sei al bivio che gli Aa di Boston chiamano il tuo Fondo, sebbene il termine non sia corretto perché tutti qui sono d'accordo nel dire che assomiglia più a un posto molto in alto e tu non hai nessun sostegno: sei in vetta a qualcosa di alto e ti sporgi in avanti...

Se cerchi delle similitudini, tutte le carriere nella Sostanza di questi oratori sembrano terminare sull'orlo dello stesso dirupo. Ora sei Finito, come consumatore di Sostanza. Sei arrivato al punto dal quale si salta giù. Ora hai due scelte. O ti fai fuori una volta per tutte - le lamette sono le migliori, oppure le pillole, oppure ti puoi attaccare al tubo di scarico della tua macchina in leasing nel garage di proprietà della banca della tua casa senza famiglia. Qualcosa di sommesso e non chiassoso. Meglio qualcosa di pulito e tranquillo e (dato che la tua carriera è stata una lunga e futile fuga dal dolore) indolore. Anche se tra gli alcolizzati e i tossici, che rappresentano più del settanta per cento dei suicidi in un anno, ce ne sono alcuni che vogliono uscire di scena con un ultimo grande gesto eclatante tipo Balaclava: una signora prognata che fa parte del Gruppo della Bandiera Bianca da molto tempo e si fa chiamare Louise B. cercò di eliminare la sua mappa tuffandosi dal vecchio Hancock Building nell'anno 1981 a.S. ma fu presa in una corrente ascendente di aria calda dopo sei piani di caduta libera e venne rispinta su e poi dentro l'edificio attraverso i vetri scuri della finestra dell'ufficio di una finanziaria al trentaquattresimo piano, e finì sdraiata prona su un lucido tavolo da riunione solo con qualche lacerazione e una frattura composta dell'osso del collo e un'esperienza di autoannientamento volontario seguita da un intervento esterno che l'ha rabbiosamente trasformata in cristiana - rabbiosamente davvero, con la bava alla bocca - e per questo viene ignorata ed evitata quando si fanno dei paragoni sebbene la sua storia, uguale a quella di tutti gli altri ma molto più spettacolare, sia diventata un mito degli Aa dell'area metropolitana di Boston. E quindi quando arrivi al trampolino che sta al Traguardo della tua carriera con la Sostanza puoi prendere una Luger o la lametta e farla finita una volta per tutte - il che può accadere quando hai sessanta, o ventisette, o diciassette anni - o puoi consultare le prime pagine delle Pagine Gialle o il sito Psych-Svce su Internet e fare una telefonata singhiozzante alle 0200h e ammettere a una gentile voce da nonno che hai dei problemi, dei problemi molto seri, e la voce cercherà di calmarti tenendoti a parlare al telefono per un paio di ore finché un po' prima dell'alba suonano alla tua porta due tipi sorridenti, seri, calmi, vestiti con abiti classici, e parlano con te per delle ore e alla fine non ricordi niente di quello che hanno detto se non che stranamente erano come te, dove sei ora tu, nella merda come te, e ora però in qualche modo non lo sono più nella merda come te ora, almeno non sembrava lo fossero, a meno che tutta questa storia degli Aa non sia una truffa, e comunque rimani seduto nell'alba color lavanda su quel solo mobile che ti è rimasto e ti rendi conto che per ora non hai letteralmente nessun'altra scelta se non provare questa storia degli Aa o farla finita per sempre, allora passi il giorno a consumare ogni minimo iota di Sostanza in un'ultima amara crapula di addio che non ti dà nessun piacere e decidi, il giorno dopo, di andare avanti e ingoiare il tuo orgoglio e forse anche il tuo buon senso, e provare a partecipare agli incontri di questo «Programma», che nel migliore dei casi sarà una stronzata di quelle Tutti Insieme Amichevolmente e nel peggiore una copertura per una di quelle storie furbe tipo setta, dove ti faranno star sobrio tenendoti occupato venti ore al giorno a vendere fiori finti avvolti nel cellofan sullo spartitraffico delle strade più trafficate. E la cosa che ti fa decidere tra queste due sole scelte che hai, questo miserabile bivio che gli Aa di Boston chiamano il Fondo, è che a questo punto ti sembra che vendere fiori sugli spartitraffico non sia poi così male, paragonato a quello che ti succede ora, personalmente, in questo momento. E questo, in fondo, è ciò che accomuna gli Aa di Boston: alla fine viene fuori che questa rassegnata, miserabile disperazione tipo fatemi-il-lavaggio-del-cervello-e-sfruttatemi-pure-se-questoè-quello-che-ci- vuole sia stata il punto di partenza per quasi tutti quelli che si incontrano negli Aa, è questo che emerge, non appena ti sei del tutto convinto che non puoi più entrare e uscire come un fulmine dagli incontri e inizi a trattenerti un po' e allunghi la tua mano umida per fare conoscenza con qualcuno degli Aa di Boston. Come dicono quello strano tipo anziano con la faccia da duro o quella signora, che ti fanno paura ma ti attirano allo stesso tempo, nessuno si decide a Venire Qui perché le cose andavano bene o perché voleva fare qualcosa di diverso la sera. Tutti, ma proprio tutti quelli che si decidono, arrivano qui con gli occhi spenti e le facce bianche e sbattute e a casa tengono a portata di mano un catalogo spiegazzato per l'acquisto di armi da fuoco per corrispondenza, e l'hanno già sfogliato tante volte, come una specie di mappa, nel caso in cui questa disperata ultima spiaggia di abbracci e frasi fatte non si rivelasse altro che una stronzata. Tu non sei solo, ti diranno: questa mancanza di speranza iniziale accomuna ogni anima in questa enorme, fredda sala mensa. Sono come i sopravvissuti dell' Hindenburg. Ogni incontro è come una rimpatriata, dopo un po' che sei negli

Aa.

….

Solo agli Aa di Boston si può sentire la storia di un immigrante di cinquant'anni che racconta in maniera lirica la sua prima defecazione solida da adulto.

«Ero stato un insozzatore di cessi per anni e anni e anni. Non mi facevano più entrare nei cessi delle fermate dei camion da qui a Nork per tanti anni. C'erano schizzi dappertutto: sulla carta delle pareti del cesso a casa, sulle lenzuola, sul muro. Ma ora non ci sono più... ma lo ricorderò per sempre. Quando mi alzai dopo che ero stato pulito per novanta giorni. Ero stato sobrio davvero. Ero là sul trono a casa, lo sapete anche voi, vero. E feci tutto come sempre... ed ero così sorpreso che non credevo alle mie orecchie. Era un suono che non era familiare e all'inizio pensavo che avevo fatto cadere il portafoglio nel cesso, lo credevo davvero. Pensavo che avevo buttato il portafoglio nel cesso, lo giuro su Dio. Allora mi piego tra le ginocchia e il buco nel profondo del cesso, e non posso credere ai miei occhi. Allora, amici, abbasso la testa tra le ginocchia e c'era un tronco nel buco. Un tronco meraviglioso, davvero. Era così bello per me che non so come fare a dirlo. C'era uno stronzo nel cesso. Un tronco di stronzo. Era cacato bene e preciso e tutto unito. Era dentro il cesso tutto intero invece di una spruzzata. Nel cesso, non capisci cosa vuol dire uno stronzo nel cesso per il mio cuore. Amici miei, era come se a questo stronzo gli battesse il cuore. Mi sono messo in ginocchio e ho ringraziato Har Par che ho deciso di chiamare Har Par Buono, e ho ringraziato Har Par in ginocchio tutte le mattine e tutte le sere e più mi abbasso e meglio è, per il mio peccato»

 


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