David Foster Wallace
Da “Infinite Jest”
Quando usi la sostanza..
Ancora una volta, Identificarsi significa
provare empatia. Identificarsi, a meno che tu non abbia un motivo particolare
per Fare Confronti, non è una cosa difficile da fare, qui. Perché se ti siedi
in prima fila e ascolti attentamente, le storie di declino, caduta e rinuncia
degli oratori sono praticamente tutte uguali, e uguali alla tua: il
divertimento quando usi la Sostanza, poi molto gradualmente meno divertimento,
poi notevolmente meno divertimento perché ti vengono come dei black-out e
all'improvviso ti trovi a guidare su un'autostrada a 145 km all'ora insieme a
gente che non conosci, notti in cui ti risvegli in un letto che non ti è
familiare accanto a qualcuno che non assomiglia a nessuna specie conosciuta di
mammifero, black-out di tre giorni che quando ne esci devi comprare un giornale
per sapere in quale città ti trovi; sì, gradualmente provi sempre meno vero
divertimento e un po' di bisogno fisico per la Sostanza, ora, invece del
piacere volontario di prima; poi a un certo punto improvvisamente molto poco
piacere, e un bisogno terribile, tutti i giorni, e ti tremano le mani, poi il
terrore, l'ansia, le fobie irrazionali, i ricordi indistinti del piacere come
un lontano canto di sirena, problemi con autorità varie, mal di testa che ti
fanno cadere in ginocchio, attacchi leggeri, e la litania di quelle che gli Aa
(ndr Alcolisti Autonomi) di Boston chiamano Perdite -
«Poi arriva il giorno in cui ho perso
il mio lavoro per il bere».
…
«Ho perso il mio dannato lavoro», dice.
«Voglio dire che sapevo ancora dov'era. Solo che un giorno sono andato là come
sempre e c'era qualcun altro al mio posto» e questo provoca un'altra risata.
- poi ancora Perdite, e la Sostanza
sembra essere la sola consolazione contro la pena delle Perdite sempre più
numerose, e naturalmente sei in fase di Rifiuto e non ammetti che proprio la
Sostanza che ti aiuta a consolarti dalle Sconfitte ne sia invece la causa -
«L'alcol distrugge lentamente ma
completamente è quello che mi disse uno la prima sera che Venni, su a
Concord, e quel tipo alla fine è diventato il mio sponsor».
- poi le crisi molto meno leggere, il
Dt durante i tentativi di smettere troppo velocemente, i primi incontri con
insetti e roditori soggettivi, poi un'altra crapula e altri insetti; poi forse
la terribile scoperta di aver passato qualche limite, e i pugni-al-cielo, e i
voti del tipo Giuro-su-Dio di mettermi d'impegno e di rimediare a questa
storia, smettere per sempre, poi forse qualche giorno di successo iniziale che
hai passato con le mani strette a pugno, poi uno scivolone, poi ancora
promesse, gli occhi sull'orologio, autodisciplina barocca, altri scivoloni nel
sollievo dato dalla Sostanza dopo quasi due giorni di astinenza, terribili
postumi di sbornia, sensi di colpa schiaccianti e disgusto per se stessi,
superstrutture di ulteriori autodiscipline (per es.: non prima delle 0900h, mai
nelle sere in cui lavori, solo con la luna crescente, solo insieme a svedesi)
che falliscono regolarmente -
«Quando ero ubriaco volevo essere
sobrio e quando ero sobrio volevo ubriacarmi», dice John L. «Ho vissuto in quel
modo per anni, e vi dico che non è vivere, non è altro che una fottuta
morte-in-vita».
- poi un dolore psichico incredibile,
una specie di peritonite dell'anima, un'agonia psichica, la paura della pazzia
che incombe (perché non riesco a smettere se voglio così tanto smettere, a meno
che non sia pazzo?), apparizioni nei reparti di disintossicazione e
riabilitazione degli ospedali, litigi domestici, crolli finanziari, eventuali
Perdite familiari -
«Poi ho perso mia moglie per il bere.
Voglio dire che sapevo ancora dov'era. Solo che un giorno andai a casa e c'era
qualcun altro al mio posto», e questa battuta non fa ridere tanto, solo un
mucchio di assensi addolorati: è sempre così, con le Perdite familiari.
- poi gli ultimatum vocazionali,
l'impossibilità di trovare un lavoro, la rovina finanziaria, la pancreatite, i
sensi di colpa opprimenti, vomitare sangue, la nevralgia cirrotica,
l'incontinenza, la neuropatia, la nefrite, le depressioni più nere, il dolore
bruciante, e la Sostanza che ti permette di vivere dei momenti di sollievo
sempre più brevi; poi alla fine non trovi più sollievo da nessuna parte; alla
fine è impossibile farsi così tanto da riuscire a capire come ti senti, a stare
così; e ora odi la Sostanza, la odi, ma nonostante tutto non riesci a
smettere di farti, della Sostanza, scopri che vuoi smettere più di ogni altra
cosa al mondo e non provi più nessun piacere a farlo e non puoi credere che ti
sia mai piaciuto farlo eppure non ti puoi fermare lo stesso, è proprio
come se ti stessi bevendo il cervello, come se ci fossero due te; e quando
venderesti la mamma per smettere e ti accorgi che nonostante tutto non puoi
smettere, allora l'ultimo velo della maschera allegra e festosa cala dal volto
della tua amica di un tempo, la Sostanza, ora è mezzanotte e cadono tutte le
maschere, e a un tratto vedi la Sostanza come veramente è, per la prima volta
vedi il Disagio come realmente è, come è stato per tutto questo tempo, guardi
nello specchio a mezzanotte e vedi cosa è che ti possiede, che è diventato te -
«È come essere dei morti viventi, vi
giuro che non sembra neanche di essere vivi, alla fine non ero né morto né
vivo, e vi giuro che l'idea di morire non era niente in confronto all'idea di
vivere in quel modo per altri cinque o dieci anni e solo poi morire», le
teste degli ascoltatori annuiscono nelle file come un campo spazzato dal vento;
cazzo, sono proprio bravi a Identificarsi.
- poi hai dei grossi problemi, degli
enormi problemi, e lo sai, alla fine, che hai degli enormi problemi, perché la
Sostanza che credevi fosse la tua sola vera amica, per la quale hai rinunciato
a tutto senza pensarci, che per così tanto tempo ti ha dato sollievo dal dolore
delle Perdite causate dal tuo amore per quel sollievo, tua madre e la tua
amante e il tuo dio e il tuo compadre, alla fine si è tolta la maschera
sorridente per rivelare gli occhi senza pupilla e la mascella vorace, e i
canini lunghi fino a qui, è la Faccia sul Pavimento, la faccia bianca
sogghignante dei tuoi incubi peggiori, e quella faccia è la tua faccia nello
specchio, sei tu, la Sostanza ti ha divorato o ti ha sostituito ed è
diventata te, e la maglietta piena di vomito, bava e Sostanza che tutti
e due avete indossato per settimane ora viene lacerata e tu te ne stai lì a
guardare e nel tuo petto bianco dove dovrebbe battere il cuore (che tu hai dato
a Lei), nel centro del tuo petto nudo e negli occhi senza pupilla c'è un buco
oscuro, altri denti, e una mano con gli artigli che culla qualcosa di
irresistibile, e ora capisci che sei fregato, inculato a sangue, spogliato e
fottuto e buttato da una parte come una bambola di pezza, condannato a rimanere
per sempre nella posizione in cui atterrerai. Ora vedi che Lei è il tuo nemico
e il tuo incubo personale peggiore e il problema nel quale Lei ti ha infilato è
innegabile, eppure non ti puoi fermare. Ora farsi della Sostanza è come
partecipare a una Messa Nera ma comunque non ti puoi fermare, anche se la
Sostanza non riesce più a farti star bene. Sei, come si dice, Finito. Non
riesci a ubriacarti e non riesci a stare sobrio; non riesci a farti e non
riesci a non farti. Sei dietro le sbarre; sei in una gabbia e in ogni direzione
vedi solo sbarre. Sei in quella specie di inferno che può stroncare la tua vita
o cambiarla completamente. Sei al bivio che gli Aa di Boston chiamano il tuo Fondo,
sebbene il termine non sia corretto perché tutti qui sono d'accordo nel
dire che assomiglia più a un posto molto in alto e tu non hai nessun sostegno:
sei in vetta a qualcosa di alto e ti sporgi in avanti...
Se cerchi delle similitudini, tutte
le carriere nella Sostanza di questi oratori sembrano terminare sull'orlo dello
stesso dirupo. Ora sei Finito, come consumatore di Sostanza. Sei arrivato al
punto dal quale si salta giù. Ora hai due scelte. O ti fai fuori una volta per
tutte - le lamette sono le migliori, oppure le pillole, oppure ti puoi
attaccare al tubo di scarico della tua macchina in leasing nel garage di
proprietà della banca della tua casa senza famiglia. Qualcosa di sommesso e non
chiassoso. Meglio qualcosa di pulito e tranquillo e (dato che la tua carriera è
stata una lunga e futile fuga dal dolore) indolore. Anche se tra gli
alcolizzati e i tossici, che rappresentano più del settanta per cento dei
suicidi in un anno, ce ne sono alcuni che vogliono uscire di scena con un
ultimo grande gesto eclatante tipo Balaclava: una signora prognata che fa parte
del Gruppo della Bandiera Bianca da molto tempo e si fa chiamare Louise B.
cercò di eliminare la sua mappa tuffandosi dal vecchio Hancock Building nell'anno
1981 a.S. ma fu presa in una corrente ascendente di aria calda dopo sei piani
di caduta libera e venne rispinta su e poi dentro l'edificio attraverso i vetri
scuri della finestra dell'ufficio di una finanziaria al trentaquattresimo
piano, e finì sdraiata prona su un lucido tavolo da riunione solo con qualche
lacerazione e una frattura composta dell'osso del collo e un'esperienza di
autoannientamento volontario seguita da un intervento esterno che l'ha
rabbiosamente trasformata in cristiana - rabbiosamente davvero, con la bava
alla bocca - e per questo viene ignorata ed evitata quando si fanno dei
paragoni sebbene la sua storia, uguale a quella di tutti gli altri ma molto più
spettacolare, sia diventata un mito degli Aa dell'area metropolitana di Boston.
E quindi quando arrivi al trampolino che sta al Traguardo della tua carriera
con la Sostanza puoi prendere una Luger o la lametta e farla finita una volta
per tutte - il che può accadere quando hai sessanta, o ventisette, o
diciassette anni - o puoi consultare le prime pagine delle Pagine Gialle o il
sito Psych-Svce su Internet e fare una telefonata singhiozzante alle 0200h e
ammettere a una gentile voce da nonno che hai dei problemi, dei problemi molto
seri, e la voce cercherà di calmarti tenendoti a parlare al telefono per un
paio di ore finché un po' prima dell'alba suonano alla tua porta due tipi
sorridenti, seri, calmi, vestiti con abiti classici, e parlano con te per delle
ore e alla fine non ricordi niente di quello che hanno detto se non che stranamente
erano come te, dove sei ora tu, nella merda come te, e ora però in qualche modo
non lo sono più nella merda come te ora, almeno non sembrava lo fossero, a meno
che tutta questa storia degli Aa non sia una truffa, e comunque rimani seduto
nell'alba color lavanda su quel solo mobile che ti è rimasto e ti rendi conto
che per ora non hai letteralmente nessun'altra scelta se non provare questa
storia degli Aa o farla finita per sempre, allora passi il giorno a consumare
ogni minimo iota di Sostanza in un'ultima amara crapula di addio che non ti dà
nessun piacere e decidi, il giorno dopo, di andare avanti e ingoiare il tuo
orgoglio e forse anche il tuo buon senso, e provare a partecipare agli incontri
di questo «Programma», che nel migliore dei casi sarà una stronzata di quelle
Tutti Insieme Amichevolmente e nel peggiore una copertura per una di quelle
storie furbe tipo setta, dove ti faranno star sobrio tenendoti occupato venti
ore al giorno a vendere fiori finti avvolti nel cellofan sullo spartitraffico
delle strade più trafficate. E la cosa che ti fa decidere tra queste due sole
scelte che hai, questo miserabile bivio che gli Aa di Boston chiamano il Fondo,
è che a questo punto ti sembra che vendere fiori sugli spartitraffico non sia
poi così male, paragonato a quello che ti succede ora, personalmente, in questo
momento. E questo, in fondo, è ciò che accomuna gli Aa di Boston: alla fine
viene fuori che questa rassegnata, miserabile disperazione tipo
fatemi-il-lavaggio-del-cervello-e-sfruttatemi-pure-se-questoè-quello-che-ci-
vuole sia stata il punto di partenza per quasi tutti quelli che si incontrano
negli Aa, è questo che emerge, non appena ti sei del tutto convinto che non
puoi più entrare e uscire come un fulmine dagli incontri e inizi a trattenerti
un po' e allunghi la tua mano umida per fare conoscenza con qualcuno degli Aa
di Boston. Come dicono quello strano tipo anziano con la faccia da duro o
quella signora, che ti fanno paura ma ti attirano allo stesso tempo, nessuno si
decide a Venire Qui perché le cose andavano bene o perché voleva fare qualcosa
di diverso la sera. Tutti, ma proprio tutti quelli che si decidono,
arrivano qui con gli occhi spenti e le facce bianche e sbattute e a casa
tengono a portata di mano un catalogo spiegazzato per l'acquisto di armi da
fuoco per corrispondenza, e l'hanno già sfogliato tante volte, come una specie
di mappa, nel caso in cui questa disperata ultima spiaggia di abbracci e frasi
fatte non si rivelasse altro che una stronzata. Tu non sei solo, ti diranno:
questa mancanza di speranza iniziale accomuna ogni anima in questa enorme,
fredda sala mensa. Sono come i sopravvissuti dell' Hindenburg. Ogni
incontro è come una rimpatriata, dopo un po' che sei negli
Aa.
….
Solo agli Aa di Boston si può sentire
la storia di un immigrante di cinquant'anni che racconta in maniera lirica la
sua prima defecazione solida da adulto.
«Ero stato un insozzatore di cessi
per anni e anni e anni. Non mi facevano più entrare nei cessi delle fermate dei
camion da qui a Nork per tanti anni. C'erano schizzi dappertutto: sulla carta
delle pareti del cesso a casa, sulle lenzuola, sul muro. Ma ora non ci sono
più... ma lo ricorderò per sempre. Quando mi alzai dopo che ero stato pulito
per novanta giorni. Ero stato sobrio davvero. Ero là sul trono a casa, lo
sapete anche voi, vero. E feci tutto come sempre... ed ero così sorpreso che
non credevo alle mie orecchie. Era un suono che non era familiare e all'inizio
pensavo che avevo fatto cadere il portafoglio nel cesso, lo credevo davvero.
Pensavo che avevo buttato il portafoglio nel cesso, lo giuro su Dio. Allora mi
piego tra le ginocchia e il buco nel profondo del cesso, e non posso credere ai
miei occhi. Allora, amici, abbasso la testa tra le ginocchia e c'era un tronco
nel buco. Un tronco meraviglioso, davvero. Era così bello per me che non so
come fare a dirlo. C'era uno stronzo nel cesso. Un tronco di stronzo.
Era cacato bene e preciso e tutto unito. Era dentro il cesso tutto
intero invece di una spruzzata. Nel cesso, non capisci cosa vuol dire uno
stronzo nel cesso per il mio cuore. Amici miei, era come se a questo stronzo
gli battesse il cuore. Mi sono messo in ginocchio e ho ringraziato Har Par che
ho deciso di chiamare Har Par Buono, e ho ringraziato Har Par in ginocchio
tutte le mattine e tutte le sere e più mi abbasso e meglio è, per il mio
peccato»

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