domenica 5 marzo 2017



Īṣa Upaniṣad  ईशोपनिषद्





1) Per il supremo spirito tutto ciò che esiste è una vsete ed ogni cosa è un universo che si muove nell’universale movimento. Di tutto ciò fruisci essendotene distaccato: non bramare alcun bene che sia qualcun altro

2) Pur compiendo le opere, l’uomo desideri vivere cent’anni; così è anche per te e non altrimenti; l’azione (però) non si attacchi all’uomo.

3) Senza sole sono quei mondi ravvolti da cieche tenebre, ai quali vanno, una volta di qui partiti, coloro che uccidono il proprio sé.

4) Immobile, unico, più rapido del pensiero, Costui gli stessi Dei non possono raggiungere nel suo procedere. Costui stando (fermo), supera gli altri che corrono. In costui Mātariśvan stabilì le acque

5) Costui si muove, Costui non si muove; Costui è lontano, Costui è vicino; Costui è all’interno di questo tutto, Costui è all’esterno di questo tutto

6) Colui il quale però riconosce tutte le forme del divenire entro l’ātman e l’ātman in tutte le forme del divenire, da costui più non si cela.

7) Colui nel quale tutte le forme del divenire sono diventate il proprio sé; Colui il quale ciò conosce, quale turbamento vi può essere, quale dolore, per colui il quale in ogni cosa scorge l’unità?

8) Egli si è diffuso, luminoso incorporeo, senza difetti, senza organi, puro, invulnerabile al male. Il vate (Kavi - कवि), il pensatore colui che tutto diviene (paribhū) l’autogeno (Svayambhū) ha ordinato le cose secondo la loro essenzialità da evi infiniti.

9) Entrano in cieche tenebre coloro che si danno all’ignoranza, ed in tenebre maggiori coloro i quali si rallegrano della scienza.

10) Ben altro è stato detto a proposito della conoscenza, ben altro dissero a proposito dell’ignoranza. Così abbiamo udito i saggi, i quali ci hanno rivelato ciò.

11) Colui il quale conosce, assieme, la coppia di conoscenza ed ignoranza, avendo superato la morte mediante l’ignoranza, consegue l’immortalità mediante la conoscenza

12) Entrano nelle cieche tenebre coloro che si dedicano al non divenire; in maggiori tenebre ancora coloro i quali si compiacciono nel divenire.

13) Ben altra cosa è stata detta a riguardo del divenire, ben altra cosa è stata detta a riguardo del non divenire. Noi abbiamo già appreso dai saggi, che ci hanno rivelato ciò.

14) Colui il quale assieme riconosca divenire e distruzione attraverso la morte per mezzo del divenire ottiene l’immortalità.

15) Da un velo dorato è celato il volto del Vero. Levalo su Pūṣan (पूषन्), per la legge del vero e per la visione

16) Evolutore, unico Ṛṣi (ऋषि), rettore, illuminatore, figlio del padre delle esistenze, ordina e disponi i raggi della luce. L’irraggiamento, che è la tua forma più bella, è ciò che di te io scorgo. Quel puruṣa che è qui e dappertutto, io lo sono.

17) Energia vitale dell’universo, soffio immortale ecco questo corpo che in cenere finisce: pertanto, o potenza di azione, ricorda che è stato compiuto, ricorda o potenza, ricorda ciò che è stato compiuto.

18) O Agni conduci noi per la buona via alla pienezza, tu, o dio, che conosci tutte le manifestazioni. Allontana da noi la distrazione che ci distoglie dal vero scopo. Per te offriamo in sacrificio la nostra maggiore parola di sottomissione. 

Traduzione tratta da "Upaniad antiche e medie" a cura di Pio Filippani-Ronconi, Bollati Boringhieri



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