Il reddito nazionale
Mentre il “reddito nazionale”: misura l’insieme dei redditi di cui
dispongono i residenti di un dato paese nel corso di un anno, quale che sia la
forma giuridica assunta da tali redditi, il“prodotto interno lordo” (PIL): misura
l’insieme dei beni e dei servizi prodotti nel corso di un anno sul territorio
di un determinato paese.
Per calcolare il reddito nazionale bisogna sottrarre dal PIL la svalutazione del capitale che ha
concorso a realizzare il prodotto, vale a dire l’usura di edifici, infrastrutture, macchinari, ecc.. Il risultato
è il “prodotto interno netto”.
Una volta
effettuata tale operazione occorre aggiungere
i redditi netti dall'estero[1].
Pertanto:
Reddito nazionale = prodotto interno +
redditi netti dall'estero.
I redditi che costituiscono il reddito nazionale può derivare da
capitale o da lavoro. Pertanto:
Reddito nazionale = redditi da capitale + redditi
da lavoro
Il capitale
Il “capitale” tout court, raggruppa dunque tutte le forme di ricchezza che possono essere
possedute in sé e per sé dagli individui (o da gruppi di individui) e trasmessi
o scambiati sul mercato su base permanente, dotati di un’esistenza materiale).
In esso è incluso anche il capitale “immateriale”,
per esempio sotto forma di brevetti e altri diritti legati alla proprietà
intellettuale, conteggiati sia come attivi non finanziari (quando sono degli individui
a detenere direttamente i brevetti) sia come attivi finanziari, quando sono dei
soggetti privati a detenere azioni in società che possiedono brevetti.
Il capitale può essere posseduto sia da privati (nel qual caso
parliamo di capitale privato) sia dallo Stato o dalle pubbliche amministrazioni
(nel qual caso parliamo di capitale pubblico).
Capitale e patrimonio nazionale
Per “capitale nazionale”o “patrimonio nazionale” si intende il
valore totale, calcolato sui prezzi di mercato, di tutto ciò che possiedono i
residenti e i governi di un dato paese in un dato momento, e che può essere scambiato
sul mercato. Si tratta
della somma degli attivi non finanziari (fabbricati, terreni, fondi di
commercio, edifici, macchinari, infrastrutture, brevetti e altri attivi professionali
detenuti direttamente) e degli attivi finanziari (conti bancari, piani di risparmio,
obbligazioni, azioni e altre quote di
società, collocamenti finanziari di altra natura, contratti di assicurazione
sulla vita, fondi pensione ecc.) dedotta dei passivi finanziari (vale a dire di
tutti i debiti).
Patrimonio Nazionale = patrimonio privato +
patrimonio pubblico.[2]
A livello di
ciascun paese il
patrimonio nazionale può scomporsi in capitale interno e capitale estero:
Patrimonio nazionale = capitale nazionale = capitale interno +
capitale estero netto
Il capitale interno misura il valore dello stock di capitale (immobili,
imprese ecc.) sito sul territorio del paese considerato. Il capitale estero
netto – o attivi esteri netti[3]
– misura la posizione patrimoniale del paese considerato in relazione al resto
del mondo e agli attivi posseduti dal resto del mondo nel paese in questione.
Il rapporto capitale/reddito
Il reddito è un flusso. Corrisponde alla quantità di ricchezza prodotta e distribuita
nel corso di un dato periodo (in genere, come periodo di riferimento, si
sceglie un anno).
Il capitale è uno stock. Corrisponde alla quantità totale di ricchezza
posseduta in un dato momento. Lo stock proviene dalle ricchezze acquisite o
accumulate nel corso di tutti gli anni precedenti.
Il modo più naturale … per misurare la rilevanza del capitale in una
data società consiste nel dividere lo stock di capitale per il flusso annuo di reddito. L’indice
capitale/reddito, o rapporto capitale/reddito è β. Per esempio, se il valore
totale
del capitale di un paese equivale a sei anni di reddito nazionale, avremo
allora la formula β = 6 (o β = 600%).
Il rapporto capitale/reddito β è … collegato alla quota dei redditi
da capitale nella composizione del reddito nazionale, quota denominata α, che
determina la seguente formula:
α = r
× β
Dove r è
il tasso di rendimento medio del
capitale.
Per esempio, se β = 600% e r
= 5%, avremo α = r × β = 30%.
In altri termini, se in una data società il patrimonio equivale a
sei annualità di reddito nazionale, e se il tasso di rendimento medio da capitale
è del 5% annuo, la quota di capitale nel reddito nazionale è del 30%
.
La formula α = r × β è una pura uguaglianza contabile. Viene applicata in tutte le
società e in tutte le epoche, per definizione. Per quanto sia tautologica, essa
deve comunque essere considerata la prima legge fondamentale del capitalismo,
in quanto consente di collegare in modo semplice e trasparente i tre concetti
più importanti per l’analisi del sistema capitalista: il rapporto capitale/reddito,
la quota di capitale del reddito e il tasso di rendimento del capitale.
Il tasso di rendimento del capitale misura quanto rende un capitale nel
corso di un anno, quale che sia la forma giuridica assunta dai redditi che lo
compongono (profitti, affitti, dividendi, cedole, bonus, plusvalenze
ecc.), espresso in percentuale del valore di capitale investito. Si tratta
dunque di una nozione più ampia di quella di “tasso di profitto” e molto più
ampia di quella di tasso d’interesse
anche se le ingloba entrambe.
La formula α = r × β consente di analizzare la
rilevanza del capitale di un paese nel suo complesso, o anche dell’intero pianeta.
Ma può anche essere impiegata per studiare il bilancio di una determinata
impresa. Se, per esempio, consideriamo un’impresa che utilizzi un capitale (uffici,
infrastrutture, macchinari) di un valore di 5 milioni di euro, e che realizzi
un prodotto annuo di un milione di euro, suddiviso in 600.000 euro di massa
salariale e 400.000 euro di prodotti, vediamo che il rapporto
capitale/prodotto della società stessa è β = 5 (capitale raggiunto che rappresenta
l’equivalente di cinque anni di prodotto), che la quota di capitale compresa
nel prodotto è α = 40% e che il tasso di rendimento del capitale è r = 8%. Immaginiamo un’altra impresa che utilizzi meno capitale (3 milioni
di euro), ma che realizzi la stessa quantità di prodotto (un milione di euro)
impiegando più lavoro (700.000 euro di salari, 300.000 di profitti).
Per questa società il rapporto è β = 3, α = 30%, r = 10%. La seconda impresa è insomma, quanto a capitale, meno
intensiva della prima ma più redditizia (il tasso di rendimento del suo
capitale è sensibilmente superiore). In tutti i paesi, le grandezze β, α e r variano notevolmente a seconda delle imprese. Alcuni settori sono,
quanto a capitale, più intensivi di altri – la metallurgia e l’energia sono più
intensivi del tessile o dell’agroalimentare, e l’industria è più intensiva dei servizi
rispetto al capitale. Esistono anche variazioni significative
tra imprese di un medesimo settore, determinate
dalle scelte di tecnica produttiva e di posizionamento sul mercato. I livelli
raggiunti da β, α e r in questo o quel paese dipendono altresì dal peso
assunto sia dal costo dagli immobili adibiti ad abitazione sia dal costo delle risorse
naturali.
[1] A livello mondiale, i redditi ricevuti o versati dall’estero si equilibrano,
per cui il reddito è per definizione pari al prodotto: Reddito mondiale =
prodotto mondiale
paesi
sviluppati, poco cospicuo (o negativo, qualora i titoli del debito pubblico
superino l’attivo pubblico), e il patrimonio privato equivale tendenzialmente
alla totalità o quasi del patrimonio nazionale.
[3] Per esempio, alla vigilia della prima guerra mondiale, il Regno Unito
e la Francia possedevano, nel resto del mondo, una quantità considerevole di
attivi esteri netti
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