domenica 12 febbraio 2017

Da Thomas Piketty Il Capitale nel XXI secolo: le definizioni.

Il reddito nazionale

Mentre il “reddito nazionale”: misura l’insieme dei redditi di cui dispongono i residenti di un dato paese nel corso di un anno, quale che sia la forma giuridica assunta da tali redditi, il“prodotto interno lordo” (PIL): misura l’insieme dei beni e dei servizi prodotti nel corso di un anno sul territorio di un determinato paese.

Per calcolare il reddito nazionale bisogna sottrarre dal PIL la svalutazione del capitale che ha concorso a realizzare il prodotto, vale a dire l’usura di edifici,  infrastrutture, macchinari, ecc.. Il risultato è il “prodotto interno netto”.

Una volta effettuata tale operazione occorre aggiungere i redditi netti dall'estero[1].


Pertanto:

Reddito nazionale = prodotto interno + redditi netti dall'estero.


I redditi che costituiscono il reddito nazionale può derivare da capitale o da lavoro. Pertanto:

Reddito nazionale = redditi da capitale + redditi da lavoro


Il capitale

Il “capitale” tout court, raggruppa dunque tutte le forme di ricchezza che possono essere possedute in sé e per sé dagli individui (o da gruppi di individui) e trasmessi o scambiati sul mercato su base permanente, dotati di un’esistenza materiale). In esso è incluso  anche il capitale “immateriale”, per esempio sotto forma di brevetti e altri diritti legati alla proprietà intellettuale, conteggiati sia come attivi non finanziari (quando sono degli individui a detenere direttamente i brevetti) sia come attivi finanziari, quando sono dei soggetti privati a detenere azioni in società che possiedono brevetti.

Il capitale può essere posseduto sia da privati (nel qual caso parliamo di capitale privato) sia dallo Stato o dalle pubbliche amministrazioni (nel qual caso parliamo di capitale pubblico).

Capitale e patrimonio nazionale

Per “capitale nazionale”o “patrimonio nazionale” si intende il valore totale, calcolato sui prezzi di mercato, di tutto ciò che possiedono i residenti e i governi di un dato paese in un dato momento, e che può essere scambiato sul mercato. Si tratta
della somma degli attivi non finanziari (fabbricati, terreni, fondi di commercio, edifici, macchinari, infrastrutture, brevetti e altri attivi professionali detenuti direttamente) e degli attivi finanziari (conti bancari, piani di risparmio,  obbligazioni, azioni e altre quote di società, collocamenti finanziari di altra natura, contratti di assicurazione sulla vita, fondi pensione ecc.) dedotta dei passivi finanziari (vale a dire di tutti i debiti).

Patrimonio Nazionale = patrimonio privato + patrimonio pubblico.[2]

A livello di ciascun paese  il patrimonio nazionale può scomporsi in capitale interno e capitale estero:

Patrimonio nazionale = capitale nazionale = capitale interno + capitale estero netto
Il capitale interno misura il valore dello stock di capitale (immobili, imprese ecc.) sito sul territorio del paese considerato. Il capitale estero netto – o attivi esteri netti[3] – misura la posizione patrimoniale del paese considerato in relazione al resto del mondo e agli attivi posseduti dal resto del mondo nel paese in questione.

Il rapporto capitale/reddito

Il reddito è un flusso. Corrisponde alla quantità di ricchezza prodotta e distribuita nel corso di un dato periodo (in genere, come periodo di riferimento, si sceglie un anno).

Il capitale è uno stock. Corrisponde alla quantità totale di ricchezza posseduta in un dato momento. Lo stock proviene dalle ricchezze acquisite o accumulate nel corso di tutti gli anni precedenti.

Il modo più naturale … per misurare la rilevanza del capitale in una data società consiste nel dividere lo stock di capitale per il flusso annuo di reddito. L’indice capitale/reddito, o rapporto capitale/reddito è β. Per esempio, se il valore totale
del capitale di un paese equivale a sei anni di reddito nazionale, avremo allora la formula β = 6 (o β = 600%).

Il rapporto capitale/reddito β è … collegato alla quota dei redditi da capitale nella composizione del reddito nazionale, quota denominata α, che determina la seguente formula:

α = r × β

Dove r è il tasso di rendimento medio del capitale.

Per esempio, se β = 600% e r = 5%, avremo α = r × β = 30%.

In altri termini, se in una data società il patrimonio equivale a sei annualità di reddito nazionale, e se il tasso di rendimento medio da capitale è del 5% annuo, la quota di capitale nel reddito nazionale è del 30%
.
La formula α = r × β è una pura uguaglianza contabile. Viene applicata in tutte le società e in tutte le epoche, per definizione. Per quanto sia tautologica, essa deve comunque essere considerata la prima legge fondamentale del capitalismo, in quanto consente di collegare in modo semplice e trasparente i tre concetti più importanti per l’analisi del sistema capitalista: il rapporto capitale/reddito, la quota di capitale del reddito e il tasso di rendimento del capitale.

Il tasso di rendimento del capitale misura quanto rende un capitale nel corso di un anno, quale che sia la forma giuridica assunta dai redditi che lo compongono (profitti, affitti, dividendi, cedole, bonus, plusvalenze ecc.), espresso in percentuale del valore di capitale investito. Si tratta dunque di una nozione più ampia di quella di “tasso di profitto” e molto più ampia di quella di tasso d’interesse  anche se le ingloba entrambe.

La formula α = r × β consente di analizzare la rilevanza del capitale di un paese nel suo complesso, o anche dell’intero pianeta. Ma può anche essere impiegata per studiare il bilancio di una determinata impresa. Se, per esempio, consideriamo un’impresa che utilizzi un capitale (uffici, infrastrutture, macchinari) di un valore di 5 milioni di euro, e che realizzi un prodotto annuo di un milione di euro, suddiviso in 600.000 euro di massa salariale e 400.000 euro di prodotti, vediamo che il rapporto capitale/prodotto della società stessa è β = 5 (capitale raggiunto che rappresenta l’equivalente di cinque anni di prodotto), che la quota di capitale compresa nel prodotto è α = 40% e che il tasso di rendimento del capitale è r = 8%. Immaginiamo un’altra impresa che utilizzi meno capitale (3 milioni di euro), ma che realizzi la stessa quantità di prodotto (un milione di euro) impiegando più lavoro (700.000 euro di salari, 300.000 di profitti). Per questa società il rapporto è β = 3, α = 30%, r = 10%. La seconda impresa è insomma, quanto a capitale, meno intensiva della prima ma più redditizia (il tasso di rendimento del suo capitale è sensibilmente superiore). In tutti i paesi, le grandezze β, α e r variano notevolmente a seconda delle imprese. Alcuni settori sono, quanto a capitale, più intensivi di altri – la metallurgia e l’energia sono più intensivi del tessile o dell’agroalimentare, e l’industria è più intensiva dei servizi rispetto al capitale. Esistono anche variazioni significative tra  imprese di un medesimo settore, determinate dalle scelte di tecnica produttiva e di posizionamento sul mercato. I livelli raggiunti da β, α e r in questo o quel paese dipendono altresì dal peso assunto sia dal costo dagli immobili adibiti ad abitazione sia dal costo delle risorse naturali.



[1] A livello mondiale, i redditi ricevuti o versati dall’estero si equilibrano, per cui il reddito è per definizione pari al prodotto: Reddito mondiale = prodotto mondiale
[2] Attualmente, il patrimonio pubblico è, per la maggioranza dei
paesi sviluppati, poco cospicuo (o negativo, qualora i titoli del debito pubblico superino l’attivo pubblico), e il patrimonio privato equivale tendenzialmente alla totalità o quasi del patrimonio nazionale.
[3] Per esempio, alla vigilia della prima guerra mondiale, il Regno Unito e la Francia possedevano, nel resto del mondo, una quantità considerevole di attivi esteri netti

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