lunedì 2 gennaio 2017

Da "L'Infallibilità" racconto de "l'Eresirca & C" di Guillaume Apollinaire


Quando l'indomani l'abate Delhonneau venne introdotto dal papa, si gettò in ginocchio e baciò la pantofola del bianco Pontefice, quindi, rialzatosi con aria risoluta, lo pregò in latino di ascoltarlo da solo a solo, come in confessione. E - quale condiscendenza! - il Santo Padre accolse tale audace richiesta.
Quando furono soli, l'abate Delhonneau si mise a parlare lentamente. Si sforzava di pronunciare il latino all'italiana, ma nel suo linguaggio da seminarista abbondavano i gallicismi: inoltre vi ricorreva frequentemente l'u francese, incomprensibile per il papa che non faceva che interrompere l'oratore per farsi ripetere quel che non capiva.
«Santo Padre - diceva l'abate Delhonneau - dopo ardui studi e riflessioni sono giunto alla certezza che i nostri dogmi non sono d'origine divina. Ho perduto la fede e sono convinto che in nessun uomo essa può resistere ad un esame onesto. Non c'è nessuna branca della scienza che non contraddica con fatti irrefutabili le sedicenti verità della religione. Ahimè! Santo Padre, che pena per un prete scoprire tali errori e che dolore osare confessarli!»
«Figlio mio - disse il papa - penso che in tali condizioni abbiate finito di celebrare la Santa Messa. Nessun prete può vantarsi di non aver conosciuto i dubbi da cui siete stato assalito: ma un ritiro spirituale in questa città, culla del cattolicesimo, vi renderà la fede perduta, e con i meriti di...»
«No! No! Santo Padre. Ho fatto tutto quel che era possibile per ritrovare una fede che, dapprima vacillante, è crollata per sempre. Mi sono sforzato di distogliermi da pensieri che mi torturavano: ma invano!... Ed anche Ella, Santo Padre, l'ha dichiarato: Le sono venuti dei dubbi. Che dico? dei dubbi? No! delle idee chiare, delle illuminazioni, delle certezze! Lo confessi, il triregno che pesa sulla sua fronte è carico di sacre falsità. E se la politica le impedisce di affermare le negazioni che Le risuonano nel cervello, non per questo esse non esistono. Il terrore di regnare in mezzo a menzogne secolari: ecco il vero fardello del pontificato, fardello che fa esitare gli eletti alla fine del conclave...
«Mi risponda Santo Padre: Ella sa tutto questo. Un pontefice romano non dev'essere meno perspicace di un povero prete del Morvan!»
Il papa era restato immobile, serio, e durante quest'ultima parte del discorso non aveva aperto bocca. Davanti a lui l'abate Delhonneau sembrava uno di quei Galli che durante il sacco di Roma andavano a stuzzicare i maestosi senatori seduti, simili a statue, sulle loro sedie curuli. Alzando lentamente gli occhi il pontefice domandò:
«Prete! dove vuoi arrivare?»
«Santo Padre - rispose l'abate Delhonneau - Ella detiene un potere formidabile ed ha il diritto di decretare ciò che è Bene e ciò che è Male. La Sua Infallibilità, questo dogma incontestabile perché poggia su una realtà terrena, Le conferisce un magistero che non patisce contraddizioni. Ella può imporre ai cattolici la verità o l'errore, a sua scelta. Sia buono! Sia umano! Insegni ciò che è vero! Dia l'ordine ex cathedra che il cattolicesimo venga sciolto! Proclami che le sue pratiche sono superstiziose! Annunci che il glorioso e millenario compito della Chiesa s'è concluso! Eriga a dogma queste verità e si sarà conquistata la riconoscenza dell'Umanità. Dopodiché discenderà degnamente da un trono da dove ha dominato con l'errore e che nessuno potrà ormai legittimamente occupare se lo dichiarerà vacante per sempre!»

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