mercoledì 18 gennaio 2017

Ungaretti, il migrante ed il viaggio 





Immagine da Wikipedia


IN MEMORIA
(30 settembre 1916)

Si chiamava
Moammed Sceab
Discendente
di emiri di nomadi
suicida
perché non aveva più
Patria
Amò la Francia
e mutò nome

Fu Marcel
ma non era Francese
e non sapeva più
vivere
nella tenda dei suoi
dove si ascolta la cantilena
del Corano
gustando un caffè
E non sapeva
sciogliere
il canto

del suo abbandono
L’ho accompagnato
insieme alla padrona dell’albergo
dove abitavamo
a Parigi
dal numero 5 della rue des Carmes
appassito vicolo in discesa.
Riposa
nel camposanto d’Ivry
sobborgo che pare
sempre
in una giornata
di una
decomposta fiera
E forse io solo
so ancora
che visse


Girovago 
(Campo di Mailly maggio 1918)


In nessuna
parte
di terra
mi posso
accasare

A ogni
nuovo
clima
che incontro
mi trovo
languente
che
una volta
già gli ero stato
assuefatto

E me ne stacco sempre
straniero
Nascendo
tornato da epoche troppo
vissute
Godere un solo
minuto di vita
iniziale

Cerco un paese
innocente

*****

Fiumi
(16 agosto 2016)

Mi tengo a quest’albero mutilato
abbandonato in questa dolina 
che ha il languore
di un circo
prima o dopo lo spettacolo
e guardo 
il passaggio quieto
delle nuvole sulla luna
Stamani mi sono disteso
in un’urna  d’acqua
e come una reliquia
ho riposato
L’Isonzo  scorrendo
mi levigava
come un suo sasso
Ho tirato su
le mie quattro ossa
e me ne sono andato
come un acrobata 
sull’acqua
Mi sono accoccolato
vicino ai miei panni
sudici di guerra
e come un beduino 
mi sono chinato a ricevere
il sole
Questo è l’Isonzo
e qui meglio
mi sono riconosciuto
una docile fibra 
dell’universo
Il mio supplizio
è quando
non mi credo
in armonia
Ma quelle occulte
mani 
che m’intridono
mi regalano
la rara
felicità
Ho ripassato
le epoche 
della mia vita
Questi sono
i miei fiumi
Questo è il Serchio 
al quale hanno attinto
duemil’anni forse
di gente mia campagnola
e mio padre e mia madre.
Questo è il Nilo
che mi ha visto
nascere e crescere
e ardere d’inconsapevolezza 
nelle distese pianure
Questa è la Senna
e in quel suo torbido 
mi sono rimescolato
e mi sono conosciuto
Questi sono i miei fiumi
contati nell’Isonzo
Questa è la mia nostalgia
che in ognuno
mi traspare
ora ch’è notte
che la mia vita mi pare
una corolla
di tenebre 





ALLEGRIA DI NAUFRAGI
(14 febbraio 1917)

E subito riprende
Il viaggio
Come
Dopo il naufragio
Un superstite
Lupo di mare.

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